WELFARE: LE FAMIGLIE CHIEDONO PIU’ PROTEZIONE

Il Paese più felice al mondo? La Danimarca. Un primato invidiabile che si lega ai benefici di un modello di welfare in grado di ridurre i rischi, le incertezze e le ansie dei cittadini. Un modello che si fonda su tre pilastri: le esigenze dei datori di lavoro, dei lavoratori e dei disoccupati, consentendo alle imprese di adattarsi ai cambiamenti e sostenere il business, garantendo così una rete di salvataggio a lavoratori e disoccupati. Uno schema di welfare replicabile anche in Italia?
La grande differenza rispetto agli altri Paesi è che il sistema danese raggiunge la massima efficienza nel sostegno dei meno fortunati, riducendo i rischi dei singoli e offrendo un generalizzato senso di sicurezza, inteso in un senso molto ampio che va dall’accesso alle prestazioni sanitarie ai sussidi di disoccupazione, che riducono drasticamente il senso di incertezza e preoccupazione.
Il tema è stato trattato dal rapporto Un neo-welfare per la famiglia 2.0 – realizzato da Assimoco, la compagnia di assicurazioni del movimento cooperativo – che mostra come l’Italia abbia ormai imparato a reagire alla crisi e come dimostri una maggiore percezione dei rischi.
Il rapporto di Assimoco distingue 21 diverse tipologie di famiglie, ognuna con una propria esigenza di welfare e diversa sensibilità in tema di gestione dei rischi.
I nuclei famigliari sono frammentati e spesso le politiche pubbliche sono lontane dal fornire una risposta alle mutazioni sociali in corso. Basti pensare alla famiglia allargata, che spesso unisce componenti di nuclei che si sono scissi da unioni precedenti.
Dallo studio emerge con forza una situazione economica ancora complessa, ma le famiglie italiane hanno imparato a fronteggiarla, vivendo in maniera più sobria, consumando meglio e con più attenzione e mostrando una maggiore sensibilità verso i pericoli.
L’esigenza percepita di una maggiore copertura dei grandi rischi riguarda più di metà degli intervistati: il 55,9% è preoccupato da una grave malattia del capofamiglia, il 53,9% dagli infortuni del medesimo, e il 53,3% teme una possibile invalidità/non autosufficienza permanente sempre di quest’ultimo. Va inoltre sottolineato come, visto la quota relativamente limitata dei già assicurati (tra il 18 e il 23%), la consapevolezza di doversi assicurare ex novo o di doversi assicurare di più rispetto a oggi, tocchi complessivamente percentuali che si aggirano attorno all’80% degli intervistati.
Si tratta di un dato importante perché anche nel nostro Paese qualcosa si sta iniziando a percepire l’importanza di affrontare nuovi paradigmi legati alla sicurezza sociale e della famiglia, quali strumenti di protezione indispensabili per inseguire la Danimarca nella corsa alla ricerca di maggiore felicità.