Il primo rapporto che valuta gli impegni sottoscritti lo scorso anno dall’Italia alle Nazioni Unite in materia di sviluppo sostenibile, mette in luce le debolezze e le carenze del nostro Paese.
Il report redatto dall’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, ASviS, organizzazione composta da oltre 130 organizzazioni, ambientaliste e della società civile, ha preso in esame 17 obiettivi, 169 target e 240 indicatori. Alla luce di questa approfondita analisi il nostro Paese è risultato in condizione di non sostenibilità.
L’Italia ha quindi mancato l’appuntamento annuale della prima sessione per la verifica degli obiettivi, nonostante esista nel nostro Paese una “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile”, approvata nell’agosto del 2002 con la deliberazione del CIPE n. 57, ma che non è mai stata dotata degli strumenti attuativi previsti.
Nel frattempo ventidue governi (tra cui quelli di Germania, Francia, Finlandia, Norvegia, Svizzera, per citare quelli europei) hanno adottati i loro piani. Del resto si tratta di paesi che hanno messo lo sviluppo sostenibile nella legislazione ai primi posti, con la Francia e Svizzera che lo hanno addirittura nella Costituzione.
Per quanto riguarda l’efficienza energetica l’Italia è in buona posizione, ma con un incremento dei consumi nell’ultimo anno. Nel 2015, infatti, il consumo finale di energia in Italia è stato pari a 123 Mtep, con un aumento del 3% rispetto al 2014, ma il trend complessivo dal 2005 è positivo visto che, il calo dei consumi è avvenuto, oltre che per la discesa del Pil, per le politiche sull’efficienza energetica realizzate, che hanno permesso di sviluppare in Italia strumenti di eccellenza a livello europeo, dice il rapporto e tra questi ci sono gli standard sui nuovi edifici, sugli elettrodomestici e le detrazioni fiscali per la riqualificazione degli edifici.
Salti da gigante, in passato ma non oggi, invece per le rinnovabili che, utilizzando la metodologia di calcolo indicata dalla Direttiva europea sulle fonti rinnovabili (2009/28/ CE), nel decennio tra il 2005 e il 2015 sono passate, come contributo al consumo finale lordo di energia (CFL) dal 7,9% al 17,3% ed è praticamente raddoppiato in valore assoluto, passando da 10,8 a 21 Mtep.
Ma si tratta di un fenomeno che, se analizzato nel dettaglio, ha luci e ombre. Ad una fase iniziale di crescita sostenuta, tra il 2005 e il 2010 è seguita una contrazione nel 2011, una ripida ripresa l’anno successivo e poi una stabilità nel triennio 2013-2015. La crescita delle rinnovabili termiche si è concentrata tra il 2005 e il 2008, passando da 5,6 a 10,2 Mtep, mentre le rinnovabili nei trasporti sono cresciute dal 2005 al 2010, passando da 0,3 a 1,4 Mtep. Entrambi i settori sono fermi. Nei trasporti le rinnovabili sono tornate indietro con 1,2 Mtep nel 2015.