I cambiamenti climatici incidono direttamente sul mondo del lavoro. Secondo uno studio delle Nazioni Unite il riscaldamento globale incide sulla salute dei lavoratori e sta abbassando la produttività di oltre 4 miliardi di persone.
In base ai risultati del report, nelle economie emergenti i picchi di calore porteranno a una perdita del 10% delle ore lavorative diurne, con un calo simile del Prodotto Interno Lordo in Paesi come India, Indonesia e Nigeria.
Il problema interessa già oltre un miliardo di persone che lavorano all’aperto o in luoghi non climatizzati nelle aree del Pianeta più sensibili, come quelle tropicali e subtropicali, ed è destinato ad aumentare col crescere delle temperature globali.
Per questo gli esperti sottolineano che il contrasto al cambiamento climatico è vitale. Tuttavia, anche nel caso in cui l’impennata del termometro sia contenuta entro +1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali – il più ambizioso degli obiettivi fissati alla Conferenza di Parigi sul clima, Cop21 – alcune regioni del mondo nel giro di 15 anni si troveranno ad affrontare un mese intero di caldo estremo.
In condizioni simili lavorare diventa proibitivo: il fisico non regge, aumenta la necessità di fare pause, la concentrazione manca, facendo crescere il rischio di incidenti mentre la produttività, inevitabilmente, diminuisce.