“Pay as you drive”. Automobilisti europei poco inclini a fornire dati

“Pay as you drive” sono le nuove soluzioni assicurative auto basate sul concetto del “paghi come guidi”. Con questo tipo di polizze è l’automobilista a diventare l’artefice del proprio premio assicurativo.

Grazie alle nuove tecnologie è infatti possibile per le compagnie monitorare i comportamenti di guida degli assicurati, analizzando i dati dei device installati sul veicolo, riuscendo così ad applicare prezzi decisamente più favorevoli per gli automobilisti più prudenti e meno rischiosi. I dati sono un dono, certo, ma gli automobilisti europei sono pronti a questa evoluzione?

Secondo uno studio realizzato da Research Now attraverso 12.000 interviste in 12 paesi europei, sembrerebbe proprio di no.

Dall’indagine è emerso che il 76% del campione è interessato alla nuova concezione di “auto connessa”, il 6% ne possiede già una e il 18% ha intenzione di acquistarla, convinto che vi sia una migliore sicurezza sulla strada.

Sulla proprietà e il destino dei dati raccolti, gli automobilisti però la stragrande maggioranza del campione vorrebbe controllarli e decidere quali fornitori di servizi potranno utilizzarli.

Le preoccupazioni derivano per lo più dalla divulgazione dei dati personali, dal loro utilizzo commerciale e da eventuali rischi di pirateria.

Insomma, il “pay as you drive” piace, ma le idee tra gli automobilisti europei sono ancora confuse: il 95% pensa che ci voglia un quadro legislativo per proteggere i diritti degli automobilisti e i dati raccolti dai veicoli, il 91% vorrebbe poter fermare l’invio dei dati; il 90% degli automobilisti europei pensa che i dati siano detenuti solo dal proprietario o utilizzatore del veicolo; il 78% vorrebbe, in caso di guasto del veicolo, decidere a chi far riparare l’auto.