OBAMA DAVANTI A UN BIVIO: SALVARE IL CLIMA O TRIVELLARE L’ARTICO?

Un problema che riguarda in prima persona il governo degli Stati Uniti, chiamato a scegliere fra le due priorità, secondo un paradosso che accomuna ormai tutti i negoziati climatici internazionali.

Una dimostrazione viene dalla Conferenza sulla Leadership Globale in Artico convocata a fine agosto dagli Stati Uniti, cui tocca la presidenza di turno del Consiglio Artico (forum intergovernativo che raccoglie le nazioni e le popolazioni delle regioni artiche), dove il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha avuto modo di usare parole dure circa le problematiche legate al clima: “Il cambiamento climatico non è più un lontano problema; sta accadendo qui e sta accadendo ora. Non stiamo agendo abbastanza velocemente. Sono venuto qui oggi, come il leader della più grande economia del mondo e il secondo più grande emettitore, a dire che gli Stati Uniti riconoscono il proprio ruolo nella creazione del problema, e ci assumiamo la nostra responsabilità nel contribuire a risolverlo”.

E i riflettori stelle e strisce sono puntati soprattutto sull’Alaska, una regione dove gli effetti dell’impatto del surriscaldamento globale sono eclatanti. Basti pensare che a maggio di quest’anno, in molte città dello Stato la temperatura superava addirittura i 30° C.

Ma se da un lato Obam non esita a sottolineare come lo scioglimento dei ghiacciai oggi in atto sia un segnale tangibile della portata devastante dei cambiamenti climatici a livello globale, dall’altro sembra sorridere alle nuove opportunità che affiorano in superficie.

Lo dimostra la proposta avanzata di anticipare di due anni – dal 2022 al 2020 – l’acquisto di un nuovo rompighiaccio pesante, parallelamente alla richiesta presentata al Congresso di finanziarne altri, per “motivi di sicurezza” e per non farsi superare la Russia che ne possiede ben 40.

Alcuni esperti ritengono che il Polo Nord sarà completamente senza ghiaccio già a partire dal 2030, aprendo così nuove tratte commerciali e rendendo “disponibili” nuovi siti per l’estrazione di risorse naturali.

E in barba alle proteste ambientaliste, Obama ha concesso il permesso a Shell di avviare le attività di perforazione nel Mare Glaciale Artico. La multinazionale aspettava da anni il permesso di istallare piattaforme offshore al largo delle coste dell’Alaska e ora potrà  perforare il suolo di uno degli ecosistemi più fragili e incontaminati al mondo.