L’ITALIA E’ SCARSAMENTE PROTETTA DALLE CATASTROFI NATURALI

L’Italia è il quarto Paese più grande di Europa, in termini di popolazione ma anche di produzione economica, nonostante la produttività ristagni da oltre 15 anni e l’economia sia in recessione da 3 anni. Ma l’Italia oltre a essere il paese europeo maggiormente esposto alle calamità naturali: terremoti, alluvioni, frane, eruzioni vulcaniche, esondazioni è anche l’unico a non avere un sistema di finanziamento pubblico/privato contro le catastrofi naturali.
Nel nostro Paese ad esempio il patrimonio abitativo non è resistente all’attività sismica e si è continuato a costruire case in aree ad alto rischio d’inondazione. Il risultato è che ogni anno lo Stato spende circa 4 miliardi di euro, facendo leva sulla fiscalità, per risarcire i danni da eventi naturali e se oggi dovesse accadere un terremoto analogo a quello dell’Emilia non ci sarebbero i soldi per intervenire.
Ma la crisi finanziaria e il prolungato ristagno economico hanno ridotto la capacità del governo di agire come “assicuratore di ultima istanza”. Quindi, al diminuire della capacità di spesa dello stato, i privati e le imprese si trovano sempre di più a gestire autonomamente la loro esposizione al rischio.
Eppure la fragilità del territorio è cosa nota: circa 6 milioni di persone vivono e lavorano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico e 6.630 Comuni (circa l’82%) hanno aree a rischio frane e alluvioni, anche per la mancanza di una adeguata pianificazione territoriale.
Inoltre, a causa dei cambiamenti climatici, i fenomeni naturali estremi continuano a crescere di intensità e di frequenza.
Nonostante l’elevata esposizione al rischio, la penetrazione assicurativa contro le calamità naturali in Italia è tra le più basse nel perimetro dei paesi maggiormente industrializzati.
È quindi chiaro che l’Italia è di fronte a un significativo deficit di protezione del rischio catastrofale, con particolare evidenza per il patrimonio abitativo.
A tale fine, il governo è chiamato a fare di più per aumentare la resilienza e promuovere tra la popolazione una cultura di preparazione al rischio dove possono fare molto anche gli intermediari, mentre gli assicuratori sono a loro volta chiamati a giocare un ruolo maggiore nello sviluppo di un’efficiente strategia di finanziamento del rischio naturale.