Le Regioni hanno concordato una riduzione del 50% sull’incremento registrato dai saldi della mobilità sanitaria per le prestazioni fuori regione nel settore privato, con l’esclusione dell’alta complessità.
Le Regioni trovano una soluzione per il problema della mobilità sanitaria interregionale. La Conferenza dei presidenti dei Consigli Regionali ha dato il via libera all’accordo sulla mobilità sanitaria interregionale per gli anni pregressi fino a tutto il 2015. In sostanza viene prevista una stretta per la mobilità interregionale verso il settore privato accreditato (cresciuta dell’11%), salvaguardando però gli interventi ad alta complessità. L’accordo di oggi pone le basi anche per un successivo accordo sulla mobilità 2016 ed è finalizzato alla costruzione dell’intesa Stato-Regioni sulla mobilità sanitaria prevista dal Patto per la Salute.
Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, ha spiegato che si tratta del primo importante step “nella strutturazione del Piano nazionale sulla mobilità sanitaria. Un tema che può essere affrontato solo se si superano le conflittualità e i tecnicismi che negli ultimi anni hanno “paralizzato” il sistema di regolazione”.
L’obiettivo del Piano nazionale è di superare la dimensione squisitamente finanziaria che ha caratterizzato l’approccio al tema degli ultimi anni e affrontare in maniera decisa l’appropriatezza dei flussi sanitari migratori, ponendo limiti precisi alla produzione degli erogatori privati sin dal 2017.
L’andamento dei dati di mobilità negli anni tra il 2013 e il 2015 hanno evidenziato andamenti molto spesso non compatibili con quelle che sono le esigenze di certezza nei bilanci regionali e prospetta difficoltà per molte regioni, specie per quelle in piano di rientro.
La strada migliore per trovare un accordo ha preso origine dall’osservazione dei significativi aumenti del settore privato. Si è quindi stabilito di operare una riduzione percentuale sull’incremento registrato dai saldi in capo alle singole regioni, salvaguardando l’alta complessità come da definizione risultante dalla legge di stabilità 2016.
Gli abbattimenti forfettariamente pari al 50% vengono operati sia sugli aumenti 2014, sia sugli aumenti 2015. Per il 2016 sarà proposto a sua volta uno schema di riferimento per gli accordi tra regioni, che tenga conto della necessità di regolare in maniera anche analitica i relativi flussi.