Una situazione alquanto delicata, oltreché costosa per le casse dello Stato che negli ultimi dieci anni ha speso circa 4 milioni di euro per mitigare i danni prodotti dalle sole alluvioni.
La conformazione morfologica, l’elevata densità di popolazione oltre ai cambiamenti climatici con l’aumento delle piogge intense, sono alcune caratteristiche naturali determinanti per la fragilità idrogeologica del nostro Paese. Alle quali, vanno poi aggiunti i disastri ambientali prodotti dall’uomo. Un esempio? L’incremento delle percentuali di suolo impermeabile prodotto dalla cementificazione non consente un adeguato assorbimento delle acque da parte del terreno, che vengono invece scaricate a valle con forza producendo danni devastanti come quelli ormai seriali che si verificano a Genova.
Se è vero che viviamo in un Paese a rischio è altrettanto vero che gli italiani fanno poca prevenzione e non pensano quasi mai a cautelarsi con una copertura assicurativa adeguata che possa mettere in sicurezza il patrimonio aziendale o familiare.
Eppure il broker di assicurazioni può offrire soluzioni adeguate per tutelare le aziende dal rischio alluvioni, con estensioni delle coperture property ai danni da catastrofi naturali per esempio.
Per quanto riguarda invece le abitazioni private invece l’offerta dell’industria assicurativa è pressoché assente per via dei “rischi di anti-selezione”, cioè il pericolo di veder concentrata la domanda di polizze nelle zone più a rischio, quelle cioè vicine ai corsi d’acqua.
Cosa fare allora? Per superare questa criticità, l’Ania (Associazione Nazionale Industria Assicurativa) ha recentemente avanzato la proposta di inserire anche il rischio “alluvioni” nel sistema pubblico-privato di copertura degli eventi sismici di cui si sta discutendo da anni, ma soltanto “dopo una fase di start up dell’eventuale sistema” che consenta di raggiungere una massa critica in grado di minimizzare i rischi di anti-selezione. Oltre a ciò, andrebbe definito “il perimetro della prestazione assicurativa e dei criteri di operatività della copertura”, come pure “le responsabilità per realizzare i necessari interventi di manutenzione e difesa del territorio per mitigare il rischio alluvionale”. Infine l’Ania propone che, “in assenza di perizie preventive occorrerebbe quantomeno classificare gli edifici sulla base della loro vulnerabilità alle diverse catastrofi naturali.
