Altro che Borsa, molto meglio investire i propri risparmi in vino. Per ogni euro investito nel 2001, quest’anno ne ritornano 5,4. Un valore notevole e molto interessante in questi tempi di grande incertezza.
Secondo una ricerca presentata negli uffici di Sotheby’s a Milano, investire nel vino, comprando le etichette più pregiate è una soluzione che fa bene anche al portafoglio. Un esempio? Ornellaia, uno dei i marchi più prestigiosi del vino italiano, continua a performare meglio dell’Oro e del Ftse con una volatilità dal 2007 ad oggi di 0,11 e un indice di Sharpe di 0,49. Questa etichetta nel portafoglio delle tenute dei Marchesi de’ Frescobaldi ha fatto registrare negli ultimi 10 anni una crescita media migliore di quella dei First Growths e del Liv-Ex 100, +160%.
Anche investendo in azioni di società produttrici, Mediobanca segnala che a livello mondiale, un euro investito in vino nel lontano 2001 è cresciuto a 5,4 euro a inizio 2016. Lo stesso investimento su tutte le borse mondiali si sarebbe invece tradotto in un capitale finale di 1,6 euro. Ma soprattutto, dai minimi di fine 2008, il medesimo euro allocato in un portafoglio di titoli vinicoli sarebbe cresciuto fino a 3,4 euro rispetto ai 2 2,5 euro fruttati dalle Borse mondiali.
Infine, secondo l’Ufficio Studi di Mediobanca, dall’ottobre 2005 all’ottobre 2015, le esportazioni di vino italiano sono cresciute in quantità (+23%), ma soprattutto in valore (+84,3%). Nel medesimo periodo, il valore delle esportazioni nette della manifattura italiana è cresciuto del 67%. Ciò significa che le esportazioni di vino italiano hanno superato quelle manifatturiere di oltre 17 punti.