La ricerca, presentata durante la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione dei rischi a Sendai, in Giappone, ha preso in esame l’andamento delle perdite economiche causate dalle catastrofi naturali degli ultimi 20 anni.
I risultati sono stati quindi riparametrati sull’attuale scenario tenendo conto dell’evoluzione demografica, del cambiamento degli stili di vita e dell’urbanizzazione, per arrivare a un valore odierno pari a 240 miliardi di dollari. Alle condizioni di oggi, escludendo quindi eventuali interventi migliorativi nella prevenzione e gestione del rischio, lo studio afferma che l’ammontare delle perdite economiche conseguenti a catastrofi naturali dovrebbe triplicare nell’arco dei prossimi 15 anni.
“Se le perdite da catastrofi naturali hanno registrato nel corso degli ultimi decenni un costante trend di crescita – ha affermato Milan Simic, amministratore delegato di AIR Worldwide – lo si può in larga parte attribuire all’incremento demografico e all’aumento della ricchezza della popolazione mondiale, che hanno portato a un deciso aumento degli immobili costruiti in aree ad alto rischio catastrofale, come ad esempio le aree costiere”.
I driver di sviluppo sono, allo stesso tempo, anche i principali acceleratori di rischio. Per limitare le perdite in futuro il primo passo da compiere è quello di migliorare la pianificazione urbana, adottando un processo di crescita economica maggiormente resiliente.
