A differenza di quanto avviene nella maggior parte delle economie evolute in Italia, che ha il record europeo per numero di catastrofi naturali, non esiste una regolamentazione legislativa sulla copertura economica dei danni provocati da catastrofi naturali.
E questo non è certo un bel segnale per i 5,8 milioni di cittadini che vivono in zone considerate ad alto rischio idrogeologico, e per i 21,8 milioni di italiani residenti in aree esposte a un elevato rischio sismico.
Sulla scia delle esperienze di altri Paesi, più volte si è ipotizzata la creazione di un sistema misto pubblico-privato, in cui i risarcimenti vengano suddivisi tra le compagnie di assicurazione e lo Stato, ma non si è mai giunti ad alcuna conclusione.
Il problema è che per sviluppare il modello e far leva sul concetto di mutualità, tipico del sistema assicurativo, bisognerebbe obbligare i proprietari di case ad acquisire una polizza contro le catastrofi naturali o estendere la copertura incendio agli eventi catastrofali. In questo modo si suddividerebbe il rischio fra tutti gli abitanti, rendendo accessibile il costo della polizza anche a coloro che vivono in zone considerate pericolose.
Per il risarcimento dei danni, una prima quota resterebbe a carico del cittadino, secondo lo stesso schema delle franchigie nelle polizze Rc Auto, la parte più consistente spetterebbe agli assicuratori, mentre lo Stato interverrebbe solamente per sostenere le spese che superano la soglia di sostenibilità massima che potrebbe, ad esempio, essere fissata intorno ai 7 miliardi di euro.
Insomma, la polizza sugli immobili per proteggersi da calamità e disastri naturali, garantirebbe risparmi allo Stato, rapidità nella risposta ai cittadini e un meccanismo premiante per i Comuni attivi nel mettere in sicurezza il territorio.
Una privatizzazione delle procedure di rimborso a proprietari di case, attività commerciali e industrie che, secondo le stime dell’Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), potrebbe costare circa 15 euro al mese nel caso dei commercianti, grazie al principio di mutualità che funziona su grandi numeri.
