Dopo gli attentati di inizio anno a Parigi Sidney e Copenaghen, e quelli più recenti di Lione, in Tunisia e in Kuwait, si stanno rimodulando in senso restrittivo le coperture assicurative contro l’eventualità del rapimento e del riscatto (kidnap&ransom) con alcune esclusioni e inasprimenti che si sono resi necessari una prima volta all’indomani dell’11 settembre, per ricomparire una seconda volta pochi mesi fa.
Da Londra e da Washington è partito il giro di vite alle aziende che occupano personale in Paesi ritenuti ad alto tasso di rischio per instabilità geopolitica e a causa di regimi politici incapaci di garantire sicurezza entro i propri confini.
Nelle scorse settimane il governo inglese ha introdotto una norma anti terrorismo che obbliga le società di fornitura dei servizi internet a rilasciare i dati degli utenti alle autorità e ai servizi di intelligence. Lo stesso provvedimento punta a limitare il movimento di persone che vogliono andare a combattere le organizzazioni estremiste e inibirà le compagnie assicurative dal fornire una copertura mirata in caso di rapimenti e conseguenti richieste di riscatto.
Gli Stati Uniti hanno da poco rinnovato il Terrorism risk insurance act (Tria o Tripra) che durerà fino al 2020, alzando il tetto di intervento del fondo e introducendo una maggiore partecipazione dei riassicuratori.
La materia è comunque molto scivolosa. La decisione del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama di non perseguire più i parenti delle persone rapite all’estero che cercano di negoziare con i terroristi e pagare un riscatto, apre il campo a possibili nuove soluzioni assicurative. Se emessa in Italia, questa tipologia di copertura potrebbe risultare nulla in riferimento al codice civile (art. 1346 illiceità dell’oggetto assicurato), in considerazione del fatto che è sempre lo Stato italiano a gestire le trattative con i rapitori in circostanze simili.
Se è vero che il rischio di rapimento dei dipendenti è una delle maggiori preoccupazioni delle aziende che operano all’estero, soprattutto dopo la comparsa dell’Isis che ha aumentato i rischi per gli occidentali, vediamo come si fronteggia il pericolo nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Regno Unito
Nel Regno Unito esiste il Pool Re, gruppo di compagnie che con il supporto dello stato inglese, si sostengono in caso di indennizzi troppo elevati conseguenti ad atti terroristici.
La maggior parte delle compagnie di assicurazione che coprono immobili commerciali vi partecipano e ogni assicuratore deve pagare le perdite fino ad una certa soglia, che è determinata individualmente per tale assicuratore. Quando le perdite superano tale soglia, l’assicuratore attinge alle riserve accumulate dal settore assicurativo su base di reciprocità all’interno della Pool Reinsurance Company Limited (Pool Re).
Qualora le perdite per terrorismo superino queste riserve, Pool Re può, a sua volta, ottenere fondi dal governo per consentire pienamente il rispetto dei suoi obblighi, indipendentemente dalla scala delle perdite.
La più grande perdita di Pool Re dal 1990 a oggi è stata di £260 milioni per i danni bomba Bishopsgate nella City di Londra nel 1993.
Proprio in queste settimane una recente azione sul mercato di Londra da parte del Pool Re fa ritenere che la politica verso i rapimenti stia cambiando, e che la copertura Kidnap&Ransom possa subire un aumento di prezzo e limitazioni importanti sulla base del gruppo che ha compiuto il rapimento: infatti, la legge britannica definisce illegale il pagamento di riscatti a gruppi terroristici politici, di cui esiste una lista definita stilata dal governo. All’origine della decisione, potrebbe esserci una stretta definita dal governo inglese per tentare di ridurre il rischio di rapimento di cittadini britannici a scopo di estorsione da parte dell’Isis.
Stati Uniti
Il Senato Usa ha rinnovato poche settimane fa il Terrorism Risk Insurance Act (TRIA) portando la durata fino al 2020. L’approvazione del decreto, la cui validità era scaduta il 31 dicembre scorso, è rimasta in dubbio per un lungo periodo, durante il quale Democratici e Repubblicani si sono vicendevolmente accusati di averne bloccato l’iter, lasciando gli assicuratori del mercato americano esposti a imprevedibili accumulazioni di rischio nelle aree ad alta densità di popolazione, come le grandi città di New York, Chicago, Los Angeles. La legge federale era stata emanata dal Congresso dopo l’attacco dell’11 settembre 2001 al World Trade Center, di fronte all’impossibilità di fornire copertura per il rischio del terrorismo da parte degli assicuratori americani, e nel timore che eventuali ulteriori attacchi potessero danneggiare in modo definitivo l’economia degli Stati Uniti. Un ampliamento è intervenuto sia nel 2005 e poi ancora nel 2007, quando è diventata Terrorism risk insurance program reauthorization act (Tipra). È stato così imposto agli assicuratori operanti nel mercato americano di prestare copertura per azioni di terrorismo con danni a persone o cose entro i confini degli Stati Uniti, in cambio di un sostegno governativo determinato da un apposito budget, previsto a livello federale.