CINEAS: +38% DI REDDITIVITA’ PER LE MEDIE IMPRESE CHE GOVERNANO I RISCHI

Le politiche di gestione dei rischi? Fondamentali per il benessere delle imprese italiane. Secondo la quarta edizione dell’Osservatorio di Cineas sulla percezione e gestione dei rischi, le medie imprese italiane che adottano un metodo di gestione integrato e trasversale dei rischi presentano una redditività maggiore del 38% rispetto a quelle che non dispongono di un sistema di risk management.

L’indagine del Cineas (Consorzio universitario fondato dal Politecnico di Milano) realizzata in collaborazione con Mediobanca e il contributo di PER, prende in esame 280 aziende medie italiane, rilevandone un fatturato medio di 60 milioni di euro, in cui la quota dell’export ammonta al 45,5% e il numero medio dell’organico è di 156 dipendenti. Sulla base dei risultati dell’Osservatorio, i rischi maggiormente percepiti dagli imprenditori italiani sono quelli provenienti dal mancato rispetto di obblighi normativi, come la sicurezza sul lavoro, la responsabilità civile per difettosità del prodotto e il rispetto della normativa fiscale. A seguire si trova l’area del cyber risk, a cui gli imprenditori sono sempre più sensibili.

I dati dell’Osservatorio evidenziano non solo che le imprese più evolute dal punto di vista della gestione del rischio riportano regolarmente performance economiche (ROI, l’indice di redditività del capitale investito) più soddisfacenti, man mano che ci si sposta verso la gestione di rischi che esulano dall’obbligatorietà legale e che riguardano leve competitive come reputazione, competenze specifiche, Cyber Risk e rischio di imitazione del prodotto, l’impresa risulta più efficiente in termini economici.

Il settore produttivo più virtuoso nella gestione dei rischi è quello Alimentare, dove i maggiori presidi sono dedicati alla tutela del prodotto contro la contraffazione e alla gestione del rischio reputazionale, coerentemente con un settore che fa dell’autorevolezza del marchio e della sua sicurezza igienico-nutrizionale i propri vantaggi competitivi. Seguono i settori Chimico-Farmaceutico e Meccanico, mentre risultano relativamente arretrate le imprese che producono Beni per la persona e per la casa e il settore Metallurgico.

Per quanto concerne i rischi legati al terrorismo, dall’indagine è emerso che l’attuale contesto di crescente incertezza geopolitica ha aumentato la preoccupazione degli imprenditori. Quasi un’impresa su tre (30,7%) teme per i propri dipendenti, condizionando la loro mobilità. Le preoccupazioni salgono al 35,7% dei casi quando si parla di supply chain. Ma è sotto il profilo commerciale che le imprese avvertono i rischi maggiori di instabilità: un’impresa su due (51,3%) vede infatti in pericolo le proprie vendite per una caduta della domanda dovuta all’alterazione che il rischio terrorismo può produrre sulle abitudini di consumo dei propri clienti.

Un’altra tipologia di rischio su cui si è raccolta l’opinione delle imprese riguarda i rischi ambientali legati a fenomeni climatici estremi: anche in questo ambito ciò che desta maggiore preoccupazione è il profilo commerciale (33,2%), seguito dal rischio di mancata integrità del ciclo di produzione e di approvvigionamento. Sulle calamità naturali la percezione delle ricadute è tuttavia più sfumata, anche perché il 61,9% delle imprese gode di una copertura assicurativa, rispetto alla componente terroristica per la quale è assicurato solo il 32,6% delle aziende.

Per quanto riguarda la percezione sulle nuove frontiere tecnologiche e il loro impatto in tema di gestione del rischio aziendale, sono stati analizzati l’utilizzo delle forme di automazione che escludono l’intervento umano (come l’auto senza pilota), la domotica, l’uso dei droni, il mobile e-health e l’utilizzo delle stampanti 3D.

Alla domanda: “Chi gestisce il rischio in azienda?” Il 76% del campione ha affermato di ricorrere a partner esterni, molto spesso di natura consulenziale. Solo nel 22,3% dei casi il rischio viene gestito da risorse interne e appena il 4,5% delle aziende ha un risk manager.