L’analisi dell’Ufficio ONU per la riduzione del rischio di catastrofi (UNISDR) rileva che i 5 Paesi più colpiti dalle calamità naturali sono stati nel 2015: Cina (26), Stati Uniti (22), India (19), Filippine (15) e Indonesia (11).
Nel 92% dei casi è stato il clima il fattore scatenante degli eventi naturali che hanno provocato danni economici per circa 66,5 miliardi di dollari.
L’anno scorso ha registrato 32 gravi siccità in tutto il mondo, oltre il doppio rispetto alla media annua di 15 del decennio precedente. I fenomeni hanno colpito 50,5 milioni di persone, in forte crescita rispetto ai 35,4 milioni della media decennale, mentre la mortalità legata a tutti i disastri è considerevolmente sotto la media decennale: dai76.424 decessi (media annua 2005-2014) siamo scesi a quasi 23 mila.
Tradizionalmente, erano le inondazioni ad impattare sul maggior numero di persone. Ma nel 2015 hanno ne hanno coinvolte “solo” 27,5 milioni, contro le 85,1 di media. Anche le vittime (3.310) si collocano ben al di sotto dei valori medi 2005-2014 (5.938). Il Paese più vessato è stato l’India, con 16,4 milioni di persone colpite dal fenomeno.
A causa dell’innalzamento del livello del mare e dell’aumento delle temperature superficiali delle acque, la stagione dei cicloni in Asia e nel Pacifico è risultata piuttosto intensa: 37 uragani e tifoni hanno spazzato quest’area nel 2015, quasi metà delle 90 tempeste totali che hanno causato 996 morti e interessato 10,6 milioni di persone a livello globale. Anche qui, tuttavia, i numeri sono in netto miglioramento rispetto alle medie di 17.778 morti e 34,9 milioni di persone colpite.
Le frane innescate da forti piogge hanno ucciso 1.369 persone, colpendone 50.332, mentre gli incendi hanno causato 66 vittime e interessato mezzo milione di persone.